6/1/2023 0 Comments Xkeyscore search alexia ventoVerlaine lo mise fra i suoi Grandi, Huysmans lo definì incomprensibile e straziante, Laforgue ne deprecò una presunta sciatteria prosodica (che è come dire che Pascoli non sapeva il latino), Papini lo importò in Italia, Palazzeschi lo orecchiò, Bréton lo antologizzò per l’umor nero, Eliot ne trascrisse versi nella Wast Land, Pound lo mise nel suo canone pedagogico, Beckett lo plagiò come Nietzsche con Stirner. Tristano Corbière, poeta maledetto, bastardo di genitori non solo legittimi ma addirittura legittimisti (e siamo verso la Comune), crebbe deforme ed esportò del tutto involontariamente il dibattito nostrano sulla gobba di Leopardi (che forse fa il poeta, o forse ne è fatta): nel suo natio borgo selvaggio lo chiamavano simpaticamente l’Ankou (la Morte) e lui ripagava i villani con burle di dubbio gusto ("rires jaune", risate gialle, amare o magari acide) e scrivendo antipoesie con metri tanto precisi da un punto di vista purissimamente formale quanto sostanzialmente sbilenchi ("ses vers faux furent ses seuls vrais", i suoi versi falsi, stonati, furono gli unici veri).
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